Il mondo del lavoro e la paralisi della scelta

"l'oggi" passando per Kierkegaard 

Sempre più spesso vedo annunci di lavoro junior per cui vengono richieste delle abilità che si sarebbero potute apprendere solo se si fosse avuta la possibilità di seguire almeno 3 corsi di formazione diversi. Il mondo del lavoro chiede di essere impeccabili e specializzati, ma chiede anche di essere fluidi ed adattabili. Nel momento in cui queste due richieste si fondono, si riscontra un problema: al candidato viene chiesto di essere un "tuttologo".

Sapere tutto per non sapere nulla

Non è una novità che la nostra società sia diventata una società dedita al consumo ed in quanto tale, ci siamo abituati a consumare anche il sapere. Sappiamo di tutto un poco, ma raramente approfondiamo un argomento, lo studiamo a fondo e ne diventiamo padroni. Ci accontentiamo di poter snocciolare qualche termine tecnico durante un colloquio o in un discorso tra amici per mostrare la nostra credibilità intellettuale.

Diventiamo così ottimi candidati che sapranno fare in modo mediocre tanti lavori. Uomini "poveri", fatti di simboli, defraudati del loro tempo speso nella superficialità del fagocitare nozioni.

Scegliere una passione

Ciò che fa la differenza è la passione. La passione porta a cercare, a "possedere" una materia. Spesso, però, davanti alle milioni di possibilità, offerte da questo mondo, si rimane paralizzati. E come disse Kierkegaard, l'uomo: 
"brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell'altro.”

Siamo pieni di passioni e non ne scegliamo mai una. Scegliere ci fa paura, poiché porta a delle conseguenze e preferiamo restare ad aspettare che qualcosa succeda piuttosto di rischiare di sbagliare e prenderci le nostre responsabilità.

"Passione" dal participio passato latino del verbo "pati" con il significato di soffrire, patire; indica una condizione di sofferenza e passività. Nell'uso comune invece ha un accezione positiva, infatti la reputiamo qualcosa da perseguire. 

L'accezione latina dovrebbe subito suggerire che con la scelta della persecuzione di una passione genera anche dispiaceri randomici a cui il destino ci sottoporrà e questo non ci deve spaventare. Ma soprattutto ci porterà a delle privazioni.

La contraddizione contemporanea

Non scegliere ci lascia davanti, tutte le possibilità aperte. Non scegliamo per scegliere in futuro, siamo figli della procrastinazione e generiamo un paradosso: siamo pronti a tutto e preparati a niente. 

Scegliere è eliminare altre possibilità, è un out out ( "o" privativa in latino). E' la privazione necessaria prima che il mondo stesso decida di cosa privarci.

L'ovvia contraddizione che viviamo è che il mondo ci chiede di scegliere, ma ci chiede di scegliere tanto e privarci di nulla. Dobbiamo essere capaci di fare tutto allo stesso modo. Dobbiamo essere puntuali e flessibili, capaci di lavorare in gruppo e in autonomia, non creare problemi ed essere bravi nel problem solving. Ci chiede tutto: il nostro tempo, il nostro carattere, la nostra formazione e non ci fornisce certezze, ma un forte senso di inadeguatezza.

Come rimediare?


Foto poesie Robert Frost "the road not taken"

The Road Not Taken (Robert Frost)














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